martedì 14 luglio 2015

Dove tutto è iniziato


Veronesi allo sbaraglio. Nella prima mattina siamo stati scortati da un’auto fino alla piccola città di Betlemme, luogo della nascita di Gesù.
La prima meta delle nostre visite è la Grotta del Latte, così chiamata perché, secondo la tradizione,  la Madonna scappando dai soldati romani si sarebbe fermata in questo luogo e le sarebbe caduta una goccia di latte dal seno, rendendo quindi la grotta bianca, a differenza di tutte le altre presenti nella zona che sono tipicamente nere.


L'interno della Grotta del Latte

Questa grotta è da sempre un luogo di preghiera particolarmente indirizzato alle donne, che spesso chiedono in questo luogo alla Vergine di avere un bambino.
Il posto è tenuto dalle suore Dorotee, un ordine claustrale la cui vocazione è quella di stare in adorazione eucaristica giorno e notte.
Dopo una breve sosta per il pranzo siamo andati alla Basilica della Natività, sotto la quale è situata la grotta  che si ricorda essere il luogo in cui Maria partorì suo figlio duemila anni fa.
Lì sotto tutti ci siamo interrogati su quale fosse il nostro ruolo nel quadro di quella nascita; forse siamo l’asinello, un po’ tonti e ciechi ma con tanta forza e volontà di lavorare, o forse siamo il bue, che quando arriva si fa sentire, spesso disseminando confusione. Potremmo anche essere i pastori, i primi a vedere la nascita del Salvatore, con il gravoso compito di annunciarla a tutti.


La Basilica della Natività

E a proposito di pastori, la meta successiva è stata il luogo dove si pensa risiedessero nel momento in cui l’angelo apparve per portare loro la lieta notizia. Ci sono alcune grotte e accanto diversi resti di antiche chiese bizantine, che contribuiscono ad aumentare le probabilità che il luogo sia quello autentico.
Accompagnati dal nostro tassista poi abbiamo fatto un tuffo nella storia moderna, fermandoci presso il muro che separa Betlemme da Gerusalemme. Non sapevamo se ad impressionarci di più fosse l’imponenza del muro o i graffiti e le parole di denuncia che vi venivano dipinte. Quello che rende queste frasi sconvolgenti è il fatto che potrebbero essere state scritte da coloro che sono da una parte del muro come da quelli che sono dall’altra, perché il muro non separa due realtà diverse per razza o per stile di vita, e nemmeno lo fa dal punto di vista geografico: perché infatti Betlemme e Gerusalemme sono così vicine che potrebbero essere la stessa città. Di fronte a questa barriera ci si può porre molte domande, da quelle politiche  a quelle sociali, ma forse è più giusto lasciarsi corrodere dalle barriere che ogni giorno costruiamo fuori e dentro di noi.


Uno scorcio del muro di Betlemme


Tornando abbiamo avuto poi modo di osservare ancora i paesaggi palestinesi, le sue aride colline che rincorrono verdeggianti pianure per poi inerpicarsi su aspri pendii. 
Il nostro viaggio volge oramai al termine ma noi siamo certi che un altro viaggio, ancora più importante e sconvolgente, stia per iniziare quando ritorneremo a casa.

Un grande abbraccio dai vostri Cantieristi. 

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